Il dado è tratto, è il Forno Pizza Ariete 917 il degno successore del precedente acquisto che mi ha accompagnato per anni nelle situazioni culinarie più strane e variegate. Erano giusto i Prime Day del 2017 quando iniziai l’avvenuta con il G3 Ferrari Delizia, che mi ha accompagnato nel bene e nel male per sei lunghi anni.
Non rimpiango quella scelta, quel fornetto è durato sei anni, l’ho utilizzato anche per sfornare pizze a ripetizione in occasione di due feste per mia nipote, oltre ad essere stato starato per aumentare la temperatura interna di qualche decina di gradi.
Quei 400°C che ti solleticano
Ed è proprio quest’ultimo dato che mi ha portato a scegliere il fornetto Ariete 917. Dalle prove comparative di diverse enti no profit, quest’ultimo sembra il più affidabile nel raggiungere e mantenere meglio i 400°C dichiarati come temperatura massima di esercizio. Con il vecchio Ferrari ero riuscito ad arrivare tra i 320/340°C pena la modifica dei giri di vite. La promessa di quella temperatura è il nodo portante del tentativo di alzare l’asticella di una pizza napoletana migliore. Non mi aspetto di poter reggere al confronto del disciplinare, visto che occorrono quattro minuti almeno di cottura, ma i risultati sembrano invitanti.
Last but not the least …
Anche la pietra refrattaria sembra un buon salto di qualità. A prescindere dal trattamento antiaderente che ne preserva meglio l’usura, è chiaro che il materiale che compone la stessa è molto più congruo agli standard reali. Chi l’ha cambiata anche in quelli vecchi si è infatti indirizzato verso le pietre refrattarie di questo tipo. Piccola chicca per gli amanti della pizza bassa e senza cornicione, l’ampiezza di 32 cm di diametro contro i vecchi 28 cm.
Non trascurabile neanche la fornitura della doppia mezza pala in alluminio, nel vecchio Ferrari le due in compensato erano davvero inutili.
La prima pizza
In quel fornetto che in dieci minuti arrivava in pieno regime ci ho cotto e scaldato di tutto. Sicuramente con grande risparmio di energia elettrica, ma anche di tempo. Spesso anche con risultati molto sorprendenti. Mi aspetto che non verrò tradito da questo, visto che a parte la temperatura sfrutta la stessa tecnica di cottura a serpentina dell’altro.
Sicuramente la prima prova della pizza è stata molto positiva. In circa quattro minuti, con una piccola rotazione a metà cottura, il risultato è stato eccellente per un panetto di circa 250g steso in maniera classica. Non ho misurato la temperatura interna, ma la foto della Margherita dimostra una cottura uniforme e ben colorita del bordo. Probabilmente il malto diastasico ha contribuito molto, ma le promesse non sono state sicuramente tradite per ora.
Ho già due panetti pronti per la seconda prova. Devo decidere solo se provare un bordo consistente o approfondire il mixaggio dei tempi con i livelli del termostato per il risultato perfetto.